A ritroso nel tempo... (di Maria Cristina Recupero)
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A ritroso nel tempo... (di Maria Cristina Recupero)

Un tempo rimasto impresso nell'inconscio di un artista del XX secolo: il medioevo secondo la visione di Mike Davis.

Classe 1970 nasce a San Francisco da madre artigiana che fornisce le basi utili al figlio per trovare la propria strada, spaziando su vari campi, dalla musica alla falegnameria, dal tatuaggio alla pittura su tela, ed è l'olio che più di ogni altra tecnica riesce fedelmente a rendere il fascino dell'eleganza classica e del caldo pastorale che il mondo del medioevo gli ha trasmesso.

Da autodidatta inizia il suo viaggio nel visionario creando personaggi buffi, bizzarri e stravaganti immersi in paesaggi con narrazioni simboliche che riflettono l'influsso evidente delle opere di Brughel, allievo prediletto di Bosch. Si tratta di simboli di mortalità e di follia, di calde e dorate colorazioni, di composizioni complesse che rimandano indietro nel tempo il pensiero, quando gli artisti si riunivano nelle botteghe per studiare e ricercare il proprio stile pittorico. Davis oltre agli studi delle vecchie scuole aggiunge un autenticita' che si concentra sulla visione umoristica dell'umanità, differente dal surrealismo di Dalì, Tanguy, Magritte, Ernst...con un unico massimo comun denominatore: HIERONYMUS BOSCH, considerato il " padre spirituale del movimento" nel Manifesto di Andrè Breton.

Bosch nasce in Olanda nel 1450 vivendo parallelamente nello stesso periodo di altri grandi artisti come Leonardo Da Vinci; lavora in bottega occupandosi di pittura in affresco, doratura di statue lignee e produzioni di arredi sacri. Si tratta di una pittura che si vuol staccare dalla normale esecuzione ed emozione di quella perfetta delle fiandre, varcando la porta dell'io, della fantasia, della follia in particolare, anticipando di gran lunga le teorie psicoanalitiche di Freud e la concezione senza tempo di Dalì ed altri artisti che hanno seguito lo stesso filone; un precursore insomma, non solo dell'arte concettuale ma specialmente pittorica basata sulla tecnica dell'olio e della bidimensionalità esecutiva.

L'opera sua più ambiziosa è datata 1480/1490 e si tratta di un trittico a olio su tavola (220x389 cm) conservato nel Museo del Prado di Madrid.

IL MILLENNIO o meglio conosciuto col titolo de IL GIARDINO DELLE DELIZIE

Ricco di significati simbolici e fantasia della descrizione di personaggi ed ambientazione, il trittico risulta il più prestigioso e si inserisce a pieno titolo tra i capolavori di questo artista, riconoscibile grazie anche allo smisurato numero di copie sopravvissute, create con diverse tecniche dall' incisione all'arazzo, alla pittura su tavola; riproduzioni che si rifanno al pannello centrale che raffigura il giardino delle delizie, da cui l'opera prende il nome.

Partendo dal pannello di sinistra, Il Giardino dell'Eden(220x97 cm), la prima impressione che risalta agli occhi riguarda i colori brillanti e smaltati che l'artista accorda alle tonalità degli ocra e dei verdi, sulle quali spiccano per contrasto il candore dei corpi, il rosa del manto di Dio e della stravagante costruzione al centro, il blu del laghetto e del cielo. Il rosa di questo edificio riprendendone il colore del manto di Dio, richiama l'attenzione, lo sguardo dello spettatore indirizzandolo verso il fulcro della scena, avendo prevalentemente una funzione compositiva.

Il Giardino delle Delizie(220x195 cm) mostra una linea dell'orizzonte che si raccorda precisamente con quella dell'ala sinistra del dipinto, seguendo il percorso della zona verde e dei monti alle sue spalle, suggerendo un rapporto di continuità temporale e spaziale tra i due pannelli. Una distesa verde riempita da figure maschili e femminili circondate da enormi varietà di animali, piante e fiori; creature fantastiche si confondono con elementi reali.

Nel pannello di destra viene raffigurato l'inferno, conosciuto con il nome di Inferno musicale a causa dei numerosi strumenti presenti, in particolare nella zona inferiore. Un forte contrasto di tono e colore lo stacca decisamente dall'atmosfera dei pannelli a lato, tonalità fredde che creano, con l'uso di superfici ghiacciate, l'atmosfera di un luogo sconcertante, notturno, inospitale; sensazione contrastata, a sua volta dal rosso delle fiamme dei roghi. La luce gioca un ruolo essenziale fornendo visioni tanto suggestive quanto angosciose tipiche dell'idea infernale che accompagnerà Bosch attraverso il proprio percorso artistico. Nella zona centrale la scena è dominata dalla figura dell'Uomo-Albero, il cui corpo incavato si regge su due tronchi marci che finiscono in piccole barche nel lago. Ci si chiede se questa faccia fosse in realtà un autoritratto di Bosch, tesi sostenuta anche da altri critici, considerando che " l'espressione di ironia e lo sbirciare leggero potrebbero costituire la firma di un artista che ha rivendicato un singolare mondo pittorico per la sua personale immaginazione."

Un artista a tutti gli effetti dunque.

E' riuscito a far portare il suo mondo, il suo essere, il suo inconscio, la sua follia, la sua anima artistica fino ai giorni nostri attraverso la passione della pittura.

A ritroso nel tempo vi aspetta nei prossimi viaggi...

(Immagine del Giardino Delle Delizie)


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