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In Éirinn

Sirna

La prima volta che ho ascoltato un tin whistle avevo otto anni. Non sapevo che a suonare fosse un flauto, tantomeno un tradizionale flauto irlandese. Ho ascoltato quella musica ed è stato il mio corpo, non la mia mente, a reagirle immediatamente. Ho sentito un brivido che mi scendeva lungo la schiena e mi sono accorta di avere le lacrime agli occhi. Nel petto, che pareva voler scoppiare da un momento all’altro, c’era un’emozione troppo grande, a cui non sono capace di rendere giustizia con le parole, che lascio quindi alla vostra immaginazione. Probabilmente è fin troppo facile emozionarsi ascoltando “The Shire and The Hobbits”, soprattutto quando ad una meravigliosa colonna sonora in grado di commuovere le pietre si aggiungono scenari e paesaggi incantati. Tin whistle, violino, bodhrán… Nonostante allora non ascoltassi musica, qualcosa nel tempo deve aver sedimentato nei miei pensieri ed anni più tardi,venendo a conoscere l’esistenza della musica tradizionale irlandese, ho sentito risvegliarsi in me le stesse emozioni che avevo provato da bambina.

 

Credo, a questo punto, di dovervi una presentazione: il mio nome è Sirna e da quasi sei anni ascolto e canto musica tradizionale irlandese, anche se, evidentemente, l’ho amata da molto più tempo.

Con questa rubrica vorrei condividere con voi la mia grande passione e portarvi in Éirinn, che in gaelico significa appunto in Irlanda. Le melodie tipiche di questa isola verdissima nascono dalla sua storia, dalle tradizioni come dalle rivoluzioni, dall’amore e dai conflitti. Conosciute in tutto il mondo sono state e sono tuttora veicolo di cultura, poiché tramandano le speranze, le sofferenze e le vicissitudini di un intero popolo che si è espresso e si esprime attraverso di esse. Per capire quanto la sua musica la rappresenti, basti pensare che l’Irlanda è l’unica nazione ad avere come simbolo ufficiale uno strumento musicale, l’arpa di Brian Boru, apparsa fin dalla seconda metà del ‘500 nelle monete anglo- irlandesi e attualmente stemma, inoltre, della famosa birra Guinness, altrettanto e felicemente noto simbolo nazionale.

 

La musica tradizionale dell’Irlanda, tramandataci fin dal seicento, è sopravvissuta fino ad oggi non solo intatta nella sua forma originale, caratterizzata da strumenti quali il fiddle, il tin whistle o il bodhrán, ma si è diramata in moltissimi sottogeneri influenzando profondamente la musica moderna. Può la acustica, romantica musica celtica fondersi con l’aggressivo metal? Ebbene sì può, e i Tuatha De Danann o i Waylander sono solo alcuni tra i più noti esempi. Ancora, le melodie irlandesi sopravvissute al tempo hanno potuto influenzare la world music e le sonorità new age, con Loreena Mckennitt ed Enya; hanno dato vita, tramite le emigrazioni verso il nuovo mondo, al diffusissimo country americano e, sempre parlando di modernità, se siete appassionati di videogiochi, può forse interessarvi sapere che il coro nazionale irlandese, gli Anúna, ha in larga parte contribuito alla colonna sonora di Diablo III.

 

A questo punto, lettori, cos’altro potrei dire per incuriosirvi? Che cosa potrei scrivere per persuadervi a esplorare questo genere se non ne siete già appassionati? Di questo compito posso disfarmi senza avere troppi sensi di colpa, perché non credo spetti a me: gli Chieftains, i Kìla, i Dervish e gli Altan, Cara e Mary Dillon, gli antichi canti “Sean Nós”, i jig e i reel, loro devono convincervi a seguirli, a chiudere gli occhi e ad andare, guidati dalla musica, nell’isola d’argento e smeraldo. In Éirinn.

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